
ALIMENTAZIONE...NUTRIZIONE...DIETA:
Health Literacy
Opero in riferimento costante ai principi e alle procedure della Medicina basata sull’ Evidenza (EBM), nella misura in cui mi permette di trascendere il limite della mia singolarità: considerando in maniera informata, esplicita e sistematica la ricerca disponibile su un trattamento e applicando criticamente, per il tramite dell’esperienza e del giudizio clinico-professionale, l’evidenza fornita dalla letteratura scientifica e le indicazioni fornite dalle linee guida nazionali ed internazionali alla situazione unica del paziente.
Un metodo al servizio del paziente e dunque in piena adesione al principio etico per me fondamentale della mia professione: la patient-centredness, nel rispetto dell’unicità psico-socio-pedagogica in primis e fisio-bio-psicologica poi della persona.
"La EBM nasce dal paziente e finisce con il paziente" ( Sackett).
Ogni incontro costituisce per me un nuovo e irripetibile evento formativo,
un’occasione di sviluppo di quel senso critico e autocritico
necessario per migliorare continuamente la qualità del mio giudizio clinico.
Nella convinzione di un sapere necessariamente “sempre in divenire” ,
credo nell’ importanza di un aggiornamento continuo, costantemente orientato al paziente e continuamente sottoposto a verifica critica.
Penso che se la conoscenza in generale non possa essere mai oggettivamente certa e indubitabile, sia la conoscenza clinica in primis a non poter essere olistica, predeterminata, nomotetica, neutra, astratta, bensì, per sua natura, specifica della realtà contingente, situazionale, idiografica.
La pratica clinica è per me un processo continuo di riflessione e rivalutazione critica e indagativa, di retroazione sul dato empirico per coglierne le asimmetrie, dicotomie, i contrasti con la specificità del caso in esame.
Forse dovrei ringraziare le persone che incontro in studio: le vere autrici del mio manuale di pratica clinica, unità esistenziali delle differenze essenziali.
Ritengo il mio lavoro non abbia natura prescrittiva quanto piuttosto contemplativa delle incalcolabili sfaccettature dell’uomo in tutta la sua completezza-complessità fisica, sociale e psicologica, e nelle interrelazioni tra il suo modus essendi e il suo modo di alimentarsi.
Vedo i LARN (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti e energia per la popolazione italiana), all’interno di ognuna della persone con cui mi rapporto: declinazioni diverse di uno stesso sano e corretto verbo.
Sentire la dieta, come parte integrante di sé, come propria, personalissima irrinunciabile norma di vita, come equilibrio trovato- ritrovato, come salute, e dunque come "stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”(O.M.S), è il nesso causale e consequenziale del vero successo di ogni intervento nutrizionale.
Stare bene, stare meglio, cambiarsi, ritrovarsi, tagliare il traguardo, salire sul podio, dipende tutto da noi.
E’ la volontà che ci fa sani o malati, tristi o felici, realizzati o delusi.
Il “non” non dovrebbe mai accompagnare le parole “posso”, “riesco”: vince solo chi crede di poterlo fare.
Ed io credo: credo nel mio percorso di studi, credo nell’importanza di una corretta alimentazione, credo nel potere terapeutico della dietoterapia, credo nei risultati perseguibili con una nutrizione applicata.
Se ci credo, è per prova provata, per evidenza accertata: una propensione al razionale la mia, ragionevole eredità di una formazione scientifica di base.
Sono stata paziente di me stessa, sono stata e sono dietista di me stessa.
E credo,
credo anche in voi , con voi, per voi, che vi rivolgete alla mia figura professionale.
Perché se vi sembra di mancare in qualcosa,
in realtà non dovete altro fare che chiedere quel qualcosa in prestito a voi stessi.
La soluzione che vi propongo, in realtà a me l’avete presentata voi.
Quella del dietista è una scrivania riflessa:
asse S di una simmetria assiale di due punti D (dietista) e P (paziente) in biunivoca corrispondenza, e in continuo ed incessante ribaltamento di posizione.

